Cerca nel blog

martedì 19 marzo 2013

Arrivano, arrivano! (finalmente)

Come potete vedere dalle foto, finalmente sono arrivati! Che cosa?!?
I primi ciliegi in fiore, ovviamente! 
L'anno scorso la fioritura e' cominciata con parecchio ritardo, ai primi di aprile, ma quest'anno sembra proprio che l'attesa sara' molto breve. 
Come mai sono tanto entusiasta? 

Semplice: in Giappone l'inverno e' decisamente rigido, o almeno risulta tale per chi non e' abituato a temperature molto basse e forte umidita' continua... 
Per questo motivo, l'arrivo dei primi ciliegi in fiore ha sempre rappresentato, per me, il segnale che indica la fine del freddo e l'arrivo della bella stagione.
Ovviamente, apprezzo anche l'hanami (花見), ovvero il pic-nic sotto gli alberi fioriti (detto in maniera piuttosto semplicistica), ma mi godo quella settimana, o quelle due settimane in cui tutti i ciliegi della zona fioriscono riempiendo l'aria di un buon profumo!!
Quest'anno, pero', noi siamo in partenza: un nonno impaziente aspetta di conoscere il suo primo nipotino e non possiamo certo deludere le sue aspettative, non vi pare?
Quindi, che vi devo dire?!? 
Mando un caloroso benvenuto ai ciliegi in fiore, e incrocio le dita sperando di vederne ancora qualcuno al nostro ritorno in Giappone!! Se non succedera' non ne faremo certo un dramma: l'anno prossimo un piccolo italo/giapponese si divertira' molto di piu' sotto un mare di petali rosa. 
E voi, se potete, venite in Giappone in questo periodo: il mio primo viaggio e' stato proprio alla fine di marzo (dell'anno 2002... aiuto, quanto tempo e' passato!!) e non me ne sono certo pentita!








lunedì 11 marzo 2013

Due anni fa, in un giorno come tanti...


Due anni fa...

Sono passati gia' due anni da quel giorno di marzo.
Era cominciato come un giorno qualsiasi, molti impegni al lavoro e poco tempo per mangiare (ma per fortuna il dolce era assicurato da una ciambella del Misdo vicino alla scuola!).
Io insegno italiano, come tanti miei compatrioti qui in Giappone, e anche quel giorno mi trovavo al lavoro a Nara. Insegnare italiano mi piace un sacco: quando sono arrivata qui, con la mia esperienza scolastica alle spalle, ho capito che avrei dovuto ricominciare tutto da capo e, piano piano, ho costruito un mio stile, che comunque adatto alle necessita' degli studenti che mi trovo davanti.
L'11 marzo del 2011 cadeva di venerdì, e dopo una prima ora di lezione terminata poco dopo l'ora di pranzo, consumavo velocemente il mio bento, pensando a cio' che dovevo ancora preparare per la lezione successiva.

E qui la prima stranezza: i muri della mia stanzetta (chiamarla classe mi pare un'esagerazione, considerate le dimensioni minime) si agitavano furiosamente, e il mobiletto che ospita i raccoglitori coi fogli di presenza da far firmare agli studenti faceva sentire la sua voce!
“Un altro di quei terremoti da pochi secondi..” caratteristici della zona: da queste parti le scosse durano pochissimo, difficilmente superano il minuto. E quindi meglio continuare con la preparazione per la prossima lezione, e specialmente meglio finire il mio pranzo!!
E invece i muri continuavano ad agitarsi!! Ho chiesto consiglio al mio collega inglese, l'unico presente in quel momento, e visto che non riuscivamo a decidere che fare abbiamo chiesto alla sua studentessa cosa preferiva fare.
La signora, per niente intimorita, voleva continuare la lezione, e allora dopo averli lasciati, visto che la scossa era ormai terminata sono uscita a controllare che la porta della scala di emergenza fosse aperta (la titolare la tiene chiusa, per evitare ingressi inopportuni quando nessun insegnante e' a scuola).
Nel mentre era arrivata la mia studentessa, una simpatica universitaria prossima alla laurea, totalmente ignara di quanto era appena successo (“del resto, camminando per strada i terremoti non si sentono”, mi aveva spiegato notando il mio stupore). Anche lo studente del mio collega era arrivato, e grazie al suo cellulare con collegamento tv abbiamo capito che stava succedendo.
Nel Kanto si era appena verificato un terremoto, cosi' forte da essere percepito a grande distanza. E nel mentre una seconda scossa ci confermava che non si trattava di un falso allarme.

Solo in serata, a partire dal ritorno in treno, i messaggi che intasavano la memoria del mio cellulare italiano, mi avevano spaventata!
“Perche' queste persone mi stanno dicendo queste cose?”
Sono scettici quando dico loro che stiamo bene?”
“Che cosa sara' successo nel Kanto?”

Quella sera, quando io e mio marito abbiamo guardato la televisione (trasmetteva le immagini dello tsunami che portava via con lui la vita quotidiana di tante cittadine costiere), ho capito che era appena successo qualcosa che avrebbe cambiato le nostre vite in ogni caso. E ho sentito le gambe che mi tremavano...

(http://static.onemansblog.com/wp-content/uploads/2011/03/Japan-Tsunami-2011.jpg)